valore aggiunto

Giovedì 30 Novembre 2023

Ricchezza prodotta a Salerno: lieve incremento complessivo (guadagna una posizione), ottima performance nelle costruzioni (+19,1%)

Nel 2022 la provincia di Salerno, con oltre 19.400 euro di valore medio per abitante di ricchezza prodotta, occupa l’85° posto nella classifica delle province italiane per valore aggiunto pro capite, salendo di una posizione rispetto al 2019.

Rispetto all’ultimo anno, la provincia mostra un incremento del valore aggiunto in linea con l’andamento nazionale (6,8% Salerno rispetto al 6,9% Italia).

Dall’analisi per settori si rileva che la provincia si distingue nelle costruzioni, anche per effetto del superbonus 110%, crescendo nell’ultimo anno del 19,1% (media nazionale 10,4%) ed occupando la seconda posizione nella graduatoria delle province per valore percentuale di crescita di tale settore. Da evidenziare che tutte le province campane rientrano tra le prime 10 della graduatoria nazionale.

Sul fronte dei servizi, la crescita provinciale segue l’andamento nazionale (Salerno: 10,2% e Italia 10,6%), grazie al contributo fondamentale dovuto al ritorno dei flussi turistici ai valori pre-pandemici.

Volgendo lo sguardo agli ultimi quattro anni, si nota una crescita interessante della ricchezza prodotta in provincia (+10,1% rispetto ai livelli pre covid), maggiore di quanto registrato a livello nazionale (è 8,6% l’aumento del valore aggiunto italiano nel periodo dal 2019 al 2022).

Questo in sintesi è quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio partendo dalle elaborazioni dell’Istituto G.Tagliacarne-Unioncamere.


 

Il valore aggiunto è pari al valore del prodotto finale meno il valore dei beni intermedi utilizzati per produrlo.

L’analisi sul valore aggiunto di un territorio consente di misurare l’economia dello stesso. I valori sono espressi in termini correnti, modalità di valutazione che comprende anche l'effetto della variazione dei prezzi.

Ultima modifica: Giovedì 30 Novembre 2023
Lunedì 27 Novembre 2023

Valore aggiunto: Milano prima per valore aggiunto pro-capite da oltre vent’anni

                                 Ma Potenza al top per crescita, +16,4% nel 2022

 

Roma 27 novembre 2023 – Milano resta saldamente in testa alla classifica italiana per valore aggiunto pro-capite da oltre vent’anni, raggiungendo lo scorso anno quota 55.483 euro. Un valore tre volte e mezzo superiore a quello generato da Agrigento (15.665 euro), fanalino di coda e quasi doppio quello della media nazionale (29.703). Tuttavia, complice l’incremento dei prezzi delle materie prime, è stata Potenza la provincia che ha corso di più nel 2022 rispetto al 2021 con un incremento del valore aggiunto del 16,4% contro il 6,9% medio nazionale a prezzi correnti. A livello settoriale crescite a due cifre si rilevano in particolare in corrispondenza delle Costruzioni (10,4%), anche per effetto del superbonus 110%, e dei servizi (+10,6%), mentre l’industria in senso stretto cresce del 9,5%. Guardando al pre-pandemia, solo a Firenze il valore aggiunto prodotto resta ancora sotto i livelli precedenti al Covid segnando un calo del 4,7% nel 2022 rispetto al 2019, ma è in crescita dell’8,8% rispetto al 2021. Mentre allungando l’orizzonte all’ultimo decennio, tra il 2012 e il 2022, a mostrare maggiore vigore sono soprattutto le province più “giovani”, più “industrializzate”, più strutturate e orientate all’export.[1]

 

È quanto emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2022 che è una delle tradizionali attività di misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale.

 

“L'analisi dei livelli provinciali di sviluppo evidenzia come uno dei fattori di successo e di resilienza anche a livello territoriale sia rappresentato dall'avere più motori di crescita. In particolare, guardando alle performance provinciali due sembrano quelli più rilevanti: un sistema industriale saldo e interconnesso e una capacità di attrare e far crescere la filiera dei servizi collegata al turismo. Lo ha evidenziato il Presidente di Unioncamere Andrea Prete che ha sottolineato “il tutto si è accompagnato al buon andamento dell'edilizia, in parte consistente però legato anche ai provvedimenti di incentivazione. L'apertura ai mercati internazionali si è poi dimostrata un deciso fattore propulsivo. In una fase di rallentamento che interessa l'economia europea dobbiamo perciò valorizzare queste caratteristiche per poter continuare a competere con successo”.

 

Nord e Sud sempre distanti, ma qualcosa si muove

L’articolazione geografica del valore aggiunto mette in risalto le differenze ancora esistenti in termini di valore aggiunto prodotto tra il Nord e il Sud del Paese. La classifica del valore aggiunto pro-capite 2022 è capitanata, infatti, da ben tre province del Nord con Milano in testa (55.483 euro), seguita da Bolzano/Bozen (49.177) e Bologna (41.737). E bisogna scorrere fino al 47esimo posto per trovare la prima provincia appartenente al Mezzogiorno. Mentre le ultime 32 posizioni sono tutte occupate da province meridionali. Ma in soli quattro anni, tra il 2019 e il 2022, diverse province del Sud si sono distinte per avere fatto sensibili passi avanti. Tra le prime dieci province che mostrano avanzamenti più significativi Potenza è migliorata di 20 posizioni, Brindisi e Matera di 7. Ed è ancora Potenza ad essere schizzata al primo posto per crescita del valore aggiunto prodotto tra il 2021 e il 2022 con un + 16,4%, seguita nella top cinque da Bolzano/Bozen (+12,4%), Trento (+11,8%), Matera (+11,5%) e Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste (10,9%). (...)

 

[1] Con i termini province più “giovani”, “industrializzate”, strutturate e orientate all’export si intende quell’insieme di 54 province di volta in volta diverso che presentano rispettivamente l’età media della popolazione più bassa, la maggiore quota di valore aggiunto proveniente dall’industria in senso stretto, la dimensione media delle unità locali extra-agricole più elevata e la quota di addetti alle imprese esportatrici sul totale addetti delle imprese extra-agricole più elevata

Ultima modifica: Lunedì 27 Novembre 2023
Domenica 3 Ottobre 2021

Valore aggiunto: chiudono in rosso tutte le province italiane nel 2020

Milano al top per valore aggiunto pro-capite -  In 20 province si concentra il 55% della ricchezza - Covid frena più il Nord (-7,4%), meno il Sud (- 6,4%) nel 2020

Roma 8 ottobre 2021 – Il Covid ha rimescolato la geografia dello sviluppo italiano. Sebbene tutte le province abbiano chiuso il 2020 con il segno meno davanti al dato sul valore aggiunto, a soffrire di più sono stati: il Nord - 7,4%, le aree a maggiore vocazione industriale -7,9% (in particolare dove insistono i sistemi della moda e della cultura), quelle a più elevata presenza di piccole imprese -7,5% contro una media nazionale del -7,1%. Sul fronte opposto, pur in un contesto di generale contrazione, migliore capacità di resilienza hanno invece mostrato le province: del Sud (- 6,4%) - con 8 province su 10 che mostrano riduzioni più contenute -; alcune fra quelle che hanno una elevata concentrazione di imprese che investono nel Green o che sono caratterizzate da una forte importanza della Blue economy; con una più elevata incidenza della pubblica amministrazione.

È a Roma e Milano che si produce il 19,7% dell’intera ricchezza del Paese (+2 punti percentuali rispetto al 2000), con le prime 20 province che concentrano il 55,4% di tutta la ricchezza prodotta. Ma Milano si conferma prima nella classifica provinciale per valore aggiunto pro-capite con 47.945 euro, staccando la capitale di 7 posizioni.

E’ quanto emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2020 e i confronti con il 2019, che è una delle storiche attività di misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale

“L’effetto Covid non ha risparmiato nessuna provincia italiana, ma senza la tenacia delle nostre imprese unita ai provvedimenti del governo le perdite del valore aggiunto che abbiamo registrato sarebbero state ben più importanti. E anche il sistema camerale con le iniziative messe in atto ha certamente contribuito a contenere i danni causati dal lockdown, restando vicino alle imprese e ai territori”. E’ quanto ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto “preoccupa, in particolare, il Mezzogiorno dove la crisi pandemica, seppure abbia riportato perdite meno rilevanti, si è insediata in un’area già fortemente provata socialmente ed economicamente tanto in termini di reddito pro-capite che di diffusione di situazioni di povertà. Per questo – ha evidenziato - è importante mettere a terra le iniziative previste dal PNRR e in questo le Camere di commercio con la loro rete radicata nei territori possono essere uno strumento eccezionale”.

 

Reddito pro-capite, Milano prima e rafforza distacco con le altre province

Milano si conferma al primo posto della classifica italiana provinciale per reddito pro-capite (quasi 47 mila e 500 euro per abitante, indice Italia =100 pari a 189,5), e rafforza il suo margine di vantaggio con la seconda in classifica, Bolzano (156,8), con uno scarto che sfiora il 21%, mai così alto dal 2012 a oggi. Segue in terza posizione Bologna (140,7).

 

Più penalizzati i territori industriali di piccola impresa

Le economie territoriali a più alta presenza di imprese con meno di 50 addetti, che sono la dorsale del nostro sistema Paese, hanno registrato le perdite più consistenti di reddito prodotto, -7,5% fra il 2019 e il 2020. In particolare in quest’ambito fanno registrare perdite più significative di valore aggiunto: Pistoia (-9,0%), Prato (-9,5%), Fermo (-7,3%), Barletta-Andria-Trani (-10,6%) e Sud Sardegna (-9,5%). (...

Ultima modifica: Venerdì 15 Ottobre 2021